Auto-esigenza e perfezionismo tossico: come uscirne con l’auto-compassione
- Valentina
- 2 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min
Ti capita di sentirti inadeguatx anche quando ottieni risultati? Di puntare sempre al massimo, ma di non sentirti mai soddisfattx?
Questi sono segnali di auto-esigenza: una tendenza a chiedere troppo a se stessx, fino a soffocarci sotto il peso delle aspettative.
In questo articolo vedremo:
Cos’è davvero l’auto-esigenza e quando diventa perfezionismo tossico
Perché l’auto-compassione è l’antidoto più efficace
Come iniziare a praticarla con esempi reali e strumenti tratti dal programma Mindful Self-Compassion (MSC)
Che cos’è l’auto-esigenza e perché può trasformarsi in perfezionismo tossico 🔍
Come descritto anche nel post precedente, l’auto-esigenza nasce da uno standard interno molto alto. È quella voce interiore che dice: “Devo fare meglio. Devo essere perfettx. Devo dimostrare di valere.”
In sé, il desiderio di migliorarsi non è un problema. Anzi, può essere una spinta sana alla crescita. Ma quando il bisogno di eccellenza diventa la misura del proprio valore personale, allora si trasforma in perfezionismo tossico.
Il perfezionismo tossico non è solo “voler fare bene”, ma vivere con l’ansia costante di non essere mai abbastanza. Si manifesta con:
una paura paralizzante di sbagliare,
tendenza a procrastinare per evitare il fallimento,
incapacità di riconoscere i propri successi,
rigidità nei confronti di sé stessx e degli altri,
bisogno di approvazione e confronto continuo.
Il paradosso? Più cerchiamo di “meritarci il nostro valore” attraverso la perfezione, più ci sentiamo vuoti. È un ciclo che logora: più ci sforziamo, meno ci sentiamo all’altezza.
Auto-compassione: il rimedio alla rigidità dell’auto-esigenza e del perfezionismo tossico ❤️
Secondo la psicologa Kristin Neff, l’auto-compassione è l’antidoto più efficace all’auto-esigenza e al perfezionismo tossico. Significa trattarsi con la stessa gentilezza e comprensione che offriremmo a una persona cara nei momenti di difficoltà.
“Con l’auto-compassione ci motiviamo non perché ci sentiamo inadeguatx, ma perché ci prendiamo cura di noi stessx.”— Kristin Neff
Il programma MSC – Mindful Self-Compassion, creato dalla stessa Kristin Neff e dal collega Christopher Germer, corso che ho avuto la fortuna di seguire qualche anno fa a Barcellona, combina pratiche di mindfulness e auto-compassione, aiutando le persone a trasformare il proprio dialogo interiore e a costruire una relazione più sana con sé stesse.

Esempi pratici: come l’auto-compassione aiuta a superare l’auto-esigenza💡
1. Chiara – La professionista sempre “dietro di sé” Chiara è una consulente di 38 anni, mamma e libera professionista. I suoi clienti sono soddisfatti, ma lei non riesce a rilassarsi mai: ogni feedback positivo viene minimizzato (“hanno solo avuto fortuna con me”), ogni piccolo errore diventa una colpa da espiare. La sera è esausta, ma non si concede mai una pausa senza sensi di colpa.
Durante un percorso di coaching, ha iniziato a notare quanto fosse dura con sé stessa. Uno degli esercizi di MSC che ha trovato più potente è stato scrivere una lettera a sé stessa da parte della sua “parte più gentile”. L’ha riletta dopo una giornata difficile e, per la prima volta, ha sentito di meritare riposo senza dover “guadagnarsi” tutto.
Oggi ha imparato a riconoscere quando scivola nella spirale dell’auto-esigenza. Quando succede, si ferma, respira, si dice:
“Sto facendo del mio meglio. Non serve essere perfetta per essere abbastanza.”
2. Luca – Il perfezionista “dietro le quinte” Luca ha 29 anni e lavora nel mondo creativo. È talentuoso, ma non pubblica mai nulla. I suoi progetti rimangono sul desktop: “Non sono ancora pronti”. Ogni volta che riceve un feedback, lo interpreta come una critica. Ha sempre paura che il suo lavoro venga giudicato e questo lo blocca.
Insieme abbiamo esplorato il suo perfezionismo tossico. Scavando, è emersa una convinzione profonda: “Se non sono eccezionale, allora non valgo”. Grazie alla pratica dell’auto-compassione, ha iniziato a mettere in discussione questa equazione.
Abbiamo lavorato sulla sua parte critica e sulla sua parte ferita, usando il dialogo tra parti interiori. Con il tempo, ha iniziato a condividere piccoli progetti, accettando l’idea che “abbastanza bene” è un valore reale. E il risultato? Più energia, meno blocchi, più libertà creativa.
Come praticare l’auto-compassione per gestire l’auto-esigenza 🌿
Ecco alcuni strumenti semplici, ispirati al programma MSC:
Riconosci la voce dell’auto-esigenza: nota quando ti giudichi o ti spingi oltre i tuoi limiti.
Parla a te stessx come a un amico: con parole di comprensione, non di accusa.
Coltiva la presenza con la mindfulness: respira e rimani nel momento presente.
Accetta l’imperfezione: l’errore non è un fallimento, ma una parte naturale del cammino.
Pratica ogni giorno, con piccoli gesti: l’auto-compassione è un’abitudine, non un concetto.
✨ Auto-esigenza e auto-compassione: un nuovo equilibrio per il tuo benessere emotivo
Smettere di essere dure con noi stesse non vuol dire smettere di migliorarci. Vuol dire scegliere un modo più umano, sostenibile e gentile per crescere. Vuol dire accoglierci, proprio lì dove ci sentiamo inadeguatx.
Se ti sei riconosciutx in queste parole e vuoi imparare ad amarti anche quando ti senti “imperfettx”, scrivimi. Ti accompagnerò in un percorso fatto di presenza, gentilezza e amore.
Come sempre con tanto tanto amore,
Valentina

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